
- Titolo Libro Recensito -
Lettere al figlio su arte e anarchia
“Straordinario epistolario degli ultimi vent’anni di vita di Camille Pissarro (1883-1903) con il figlio Lucien che ci porta nel cuore della scena artistica, culturale e politica della Belle Epoque”



♦ CATEGORIA: Epilstolario
♦ AUTORE: Camille Pissarro
♦ TITOLO: Lettere al figlio su arte e anarchia
♦ SOTTOTITOLO: \
♦ CASA EDITRICE: Elèuthera
♦ ANNO EDIZIONE: 2018
♦ TIPO COPERTINA: brossura (morbida)
♦ FORMATO: 21,5 x 13,9 cm
♦ NUMERO PAG: 206
♦ ILLUSTRAZIONI: SI (B/N)
♦ PREZZO: 16,0 €

Vi propongo alcuni pensieri su questo snello libricino che ho avuto il tempo di leggere di recente. Si tratta della raccolta delle lettere che il grande artista Camille Pissarro (Pittore) inviò al figlio Lucien (recatosi in Inghilterra per studiare arte e lì rimasto con al sua famiglia diventando un valido artista a sua volta) tra il 1883 e il 1903 anno della sua morte.
Ho utilizzato estratti dall’introduzione critica di Eva Civolani e Antonietta Gabellini perchè ben scritta e mi scuso con le autrici se involontariamente nella sintesi ho omesso molti passaggi.
Come spiegato dalle due autrici dell’introduzione queste lettere si inseriscono in un periodo storico francese ricco di fermenti ma soprattutto di contraddizioni politiche e sociali legate alla lenta affermazione di una coscienza repubblicana a seguito della formazione della Terza Repubblica (dopo la sconfitta militare di Sedan ad opera della Prussia nel 1870) ed a seguito dei processi di modernizzazione industriale. I repubblicani si trovarono a dover affrontare grandi difficoltà legate al processo di laicizzazione dello stato, all’espansione economica e colonialista. Gli artisti si trovarono a condividere questo malessere e si avviò un processo della loro proletarizzazione; già in precedenza la gestione dell’arte era caduta nelle mani di una borghesia spesso chiusa al nuovo e convinta che l’arte di avanguardia nascondesse un fondo di sovversione. Come ci spiegano le due autrici dell’introduzione, molti di questi artisti si professarono antiborghesi, alcuni si orientarono in senso socialista, altri come Pissarro verso l’anarchismo.
Sembra non sia ben chiaro il momento in cui Pissarro sia sia orientato verso l’ideologia anarchico-socialista, sicuramente la Civolani e Gabellini suggeriscono come le difficoltà attraversate sia in ambito familiare che artistico (ostilità della critica ufficiale) unite ad una sua profonda sensibilità verso le ingiustizie sociali indotte dallo sviluppo industriale possano in parte aver motivato il suo orientamento verso teorie filosofiche in grado di fornirgli un’intelligenza critica dei fenomeni sociali.
Dalle varie lettere emerge di continuo un Pissarro amareggiato per le retate ai danni dei movimenti di protesta popolare contro il caro vita, per i massacri di operai che manifestavano in pacifici cortei, ma anche un Pissarro preoccupato per la censura, per le leggi antiterroristiche che lo portano a doversi rifugiare con al famiglia in Belgio.
La Civolani e Gabellini ci spiegano che nel 1881 si costituì un «partito» anarchico francese, e che Pissarro si avvicinò dapprima alle posizioni dei socialisti possibilisti favorevoli a una politica graduale e riformista con alleanze con la sinistra radicale e che solo nel 1885 si orientò definitivamente in senso anarchico.
Come esempio di come Pissarro tocca quasi sempre nelle sue missive questi temi vi riporto un estratto dalla lettera inviata da Parigi il 5 maggio 1891:
“… Luce mi ha domandato se vuoi abbozzare insieme con me alcune idee anarchiche sul ruolo e sull’aggregazione che gli artisti potrebbero avere in una società anarchica; spiegare a grandi linee il senso del lavoro degli artisti in una condizione di libertà assoluta, senza gli intralci spaventosi dei Signori Capitalisti collezionisti-speculatori e mercanti, lo sviluppo che subirebbe l’idea in arte, l’amore del bello e la purezza delle sensazioni etc…”
Le autrici dell’introduzione critica più avanti ci spiegano che Pissarro non riteneva che il modello di libera organizzazione dei rapporti umani preconizzato dai teorici dell’anarchismo potesse imporsi per semplice evoluzione naturale, che la sua concretizzazione richiedesse che prima o poi i ceti più poveri si sollevassero per imporre un nuovo ordine più umano e giusto, e che in questo senso l’artista potesse contribuire ad accelerare questa presa di consapevolezza mediante gli strumenti espressivi cui era dotata la sua arte.
Le due autrici ci spiegano che Pissarro trovò sia nell’incisione (adottata come tecnica anche dal figlio Lucien) che nel disegno i mezzi più diretti per rappresentare soggetti che esprimevano profonda simpatia per il mondo del lavoro subalterno contadino ed urbano. Tuttavia anche se spesso l’artista metteva in rilievo la funzione sociale e il significato morale dell’arte non ne deriva che attribuisse a quest’ultima un significato pedagogico e utilitaristico. Secondo le due autrici Pissarro sottolineava piuttosto il ruolo dell’artista nel trasferire le proprie emozioni, i propri sentimenti nella rappresentazione della realtà. Ci viene spiegato che per Pissarro l’arte non era subordinata alla politica ma che la sua ispirazione seguiva un percorso che proveniva dal profondo della sua interiorità.
Il tema dell’arte è presente in ogni lettera, l’artista scriveva affidandosi alla sua spontaneità. Come ci spiegano le due autrici Pissarro insisteva sulla circostanza che il pittore, anzichè adattarsi a mode temporanee, dovesse essere capace di riflettere nella sua produzione artistica l’andamento progressivo della società. Il frequente richiamo di Pissarro all’immediatezza della sensazione deve essere inteso anche come un’espressione dell’esigenza di legare il fatto artistico direttamente, intuitivamente, al mondo. E’ la realtà che circonda il pittore che funge, attraverso la sensazione, da stimolo alla sua creatività. Le due autrici continuano a spiegarci che la Natura offre un’immagine ideale di relazioni umane non improntate ad una confllttualità permanente e che da questa rappresentazione della natura che si autoregola Pissarro deriva l’idea di una società che trae dal suo stesso seno regole necessarie alla convivenza civile.
Le lettere coprono anche il breve periodo in cui Pissarro abbraccio il movimento neoimpressionista del puntinismo elogiandolo e difendendolo dagli attacchi di altri colleghi, amici artisti e critici, per poi di ritornare all’impressionismo privilegiando l’immediatezza creativa e valorizzando le sensazioni.
Un altro aspetto molto interessante che emerge è l’atteggiamento nei confronti del figlio di padre e amico, prodigo di suggerimenti e consigli sia nell’affrontare le difficoltà della vita quotidiana sia nell’affrontare l’esperienza artistica; in quest’ultimo caso leggiamo gli incitamenti al figlio a non arrendersi e perseverare nella crescita artistica, ma assistiamo anche all’atteggiamento del maestro che fornisce utili suggerimenti e consigli tecnici e stilistici commentando le opere del figlio (soprattutto incisioni).
Da queste lettere emerge un uomo del suo tempo, in grado di commentare quanto accadeva intorno a lui dal punto di vista sociale e politico, l’artista che oltre a esprimere le sue idee di arte si lamenta anche dei problemi economici e della difficoltà di vendere i suoi quadri tramite i galleristi e collezionisti come intermediari attenti al loro profitto piuttosto che al guadagno dell’artista, ed anche il padre di famiglia che racconta al figlio le vicissitudini quotidiane della famiglia.
Altrettanto interessante per me è stato anche rilevare nelle lettere i rapporti avuti da Pissarro con quasi tutti i grandi artisti del suo tempo, dalle critiche rivolte ad alcuni (molto spesso a Gauguin) e agli elogi dedicati ad altri (in particolare Cezanne).
Di seguito alcuni estratti di lettere con dei passaggi che mi sono risultati interessanti.
Lettera del 5 luglio 1883 (incitamento al figlio):
“… Disegni? Non perdere tempo. Cerca di fare progressi, non scordarti dei disegni che hai copiato da Holbein: è lui il vero maestro. Non fare graziosi tratti di abilità, attieniti alla semplicità, ai tratti essenziali che delineano la fisionomia […] Penso che per un pò faresti meglio a fare dei pastelli piuttosto che dei guazzi: ti avevano fatto progredire molto. Riguardavo la testa del contadino che hai fatto, non è male”
Lettera del 21 novembre 1895 (osservazioni sull’arte):
” […] Andando via da Portier facevo tra me e me, questa riflessione: com’è raro trovare autentici pittori, che sappiano armonizzare due tonalità. Pensavo ad Hayet che complica inutilmente le cose, a Gauguin che però ha occhio, a Signac che pure aveva qualcosa, tutti più o meno paralizzati da teorie. Pensavo anche all’esposizione di Cezanne dove vi sono cose squisite: Nature morte di una perfezione ineccepibile, altre molto lavorate, e tuttavia non finite ancora più belle, dei paesaggi, dei nudi, delle teste incompiute eppure veramente grandiose e così pittoriche, così morbide… Perchè? C’è la sensazione! […] Cosa curiosa: mentre stavo ammirando quel lato particolare, sconcertante di Cèzanne […] arriva Renoir. Il mio entusiasmo è niente in confronto a quello di Renoir! Lo stesso Degas subisce il fascino di questo raffinato selvaggio, come Monet e tutti noi…Sbagliamo? Non lo credo. I soli che ne subiscono il fascino sono proprio quegli artisti e collezionisti che, per i loro errori, ci mostrano di essere privi di sensibilità […]“
Lettera del 17 marzo 1896 (lamentela verso i compratori):
” […] Ecco come stanno le cose. Portier mi abbassa continuamente i prezzi. Invece di andare da Durand, che li mantiene, vanno da lui, e in definitiva , poichè non sono molti, ci guadagno poco in questo gioco. Ti assicuro quindi che preferirei persino concludere un accordo con Durand piuttosto che correre dietro ai collezionisti. Non so se Depeaux accetterà il mio prezzo; tanto peggio, desidero tenere i ‘Tetti della vecchia Rouen’ per noi. Non lo esporrò a causa delle ‘Cattedrali’ di Monet; temo che non sia abbastanza buono per sostenere il confronto, anche se è molto diverso. Sai quanto siano maldicenti. […]”
Sotto a titolo di esempio due pagine con alcune delle riproduzioni di silografie dei due artisti padre e figlio riportate in fondo al libro.
Per me è stata una lettura piacevole e spero che possa valere anche per voi.

