
- Titolo Libro Presentato -
ERETICI - Un'indagine di Mario Conde
Una nuova indagine “sui generis” per lo scalcagnato e disincantato ex poliziotto cubano Mario Conde, personaggio molto umano che si è lasciato alle spalle lo scomodo impiego di poliziotto dedicandosi per sopravvivere alla ricerca di libri (vecchi, antichi e particolari) che procura al suo compare (più giovane e economicamente ben sistemato e che ogni tanto gli “allunga” dei piccoli anticipi per sostenerlo) per la vendita a facoltosi acquirenti.


♦ CATEGORIA: Romanzo
♦ AUTORE: Leonardo Padura
♦ TITOLO: Eretici
♦ SOTTOTITOLO: Un’indagine di Mario Conde
♦ CASA EDITRICE: Bompiani
♦ ANNO EDIZIONE: 2015
♦ TIPO COPERTINA: morbida
♦ FORMATO: 21 x 15 cm (tascabile)
♦ NUMERO PAG: 657
♦ ILLUSTRAZIONI: –
♦ PREZZO: 22 €

Tra una vendita e l’altra Conde campa alla meglio con dignità e rassegnazione in una Cuba sonnolenta e priva ormai di ogni fiducia nel futuro, dividendo il suo tempo tra il suo cane Bastardo II, la ristretta cerchia di amici tra bevute di alcolici e cene a cene a casa della mamma di uno di questi ultimi e tra le braccia della amata Tamara in un rapporto libero da impegni formali ma duraturo.
La vicenda narrata nel romanzo coinvolge il destino della comunità ebrea rifugiatasi a Cuba prima dello scoppio della seconda guerra mondiale e la grande arte senza tempo di un grande maestro olandese, Rembrandt.
Leonardo Padura affronta una delicata e nel contempo intrigante vicenda di sofferenze e aspirazioni alla libertà personale, cioè alla libertà di decidere della propria vita, di scegliere se appartenere oppure no ad una comunità o se seguire i precetti di una fede e in tutto il libro troveremo dei personaggi che verranno sempre definiti eretici ma non nell’accezione negativa che ne darebbe il potere dominante (sia esso religioso sia politico) ma secondo me in un’accezione positiva. Questi eretici per Padura sono persone dilaniate da tensioni e contrasti interiori che alla fine li portano anche se con sofferenza a rompere gli schemi imposti dalla società ed a scegliere una strada personale che non sempre terminerà in modo positivo.
Tutto parte dall’arrivo a Cuba nel 2007 di Elias Kaminsky ebreo polacco artista residente negli Stati Uniti che irrompe a sorpresa nella vita faticosa e disincantata che l’ex ispettore di polizia Mario Conde è costretto ad affrontare in una Cuba dove anche sopravvivere risulta un’impresa quotidiana.
Elias chiederà a Mario Conde di aiutarlo a far luce sulla vicenda legata al passato del padre, David Kaminsky, fuggito da Cuba con la giovane moglie prima della vittoria della rivoluzione di Fidel Castro e al destino di una misteriosa tela, una rappresentazione di un volto giovane con le sembianze di Gesù Cristo che si scoprirà dipinta da Rembrandt.
Come ha fatto un dipinto realizzato nel 1648 dal grande maestro Rembrandt a finire nelle mani degli antenati polacchi del padre di Daniel e di chi era il volto della persona raffigurata nel ritratto come se fosse un Cristo sofferente?
Mario Conde si vedrà catapultato indietro negli anni ascoltando il lungo racconto di Elias su come il giovane David fosse stato inviato miracolosamente a Cuba prima del 1939 presso Joseph Kaminsky (il fratello del padre che già risiedeva lì con altro nome e viveva come abile artigiano della pelle nella ben inserita comunità ebrea sotto il regime presidenziale e corrotto di quegli anni) e di come il resto della famiglia avesse tentato di salvarsi dall’iminente tragedia trasferendosi prima dalla Polonia ad Amburgo e poi, dopo aver perso tutti i propri averi e pagato al governo tedesco il visto per espatriare e con in tasca un altro permesso di immigrazione a Cuba (rivelatosi poi una truffa ordita da un gruppo di funzionari Cubani corrotti) si fosse imbarcata sul piroscafo Saint Luis carico di altre centinaia di ricche famiglie borghesi ebree che si erano potute permettere il biglietto.
A questi ebrei il governo tedesco aveva permesso di recare con sè solo lo stretto indispensabile e pochi marchi ma la famiglia Kaminsky era riuscita o portare con ben nascosto il ritratto di Rembrandt che avrebbe potuto fornire loro
la salvezza economica al momento giusto.
Tuttavia il destino aveva deciso diversamente per tutti questi ebrei ….
A causa della cupidigia dei funzionari cubani e dello stesso Presidente gli ebrei imbarcati non furono in grado di pagare l’immensa cifra richiesta per ottenere il visto e dopo una settimana alla fonda nel porto dell’Avana tra scene strazianti e laceranti sofferenze sia degli imbarcati sia dei parenti che da terra speravano di ricongiungersi (tra cui il giovane Daniel accompagnato dallo zio) il piroscafo fu costretto a levare l’ancora e successivamente al rifiuto sia degli Stati Uniti che del Canada di accogliere i rifugiati dovette tornare ad Amburgo consegnando quegli ebrei al proprio destino.
Ed il quadro?
Leggendo il libro scopriremo solo più avanti dove finì la tela speranza della famiglia Kaminsky e sarà il giovane Daniel a scoprirlo.
David crescerà affronando tutte le esperienze della giovinezza a Cuba condividendo inizialmente con lo zio Joseph l’impostazione di vita della comunità ebraica condizionata dall’osservanza dei precetti religiosi inderogabili che gradualemente il giovane rifiuterà manifestando un carattere ed un’indole ribelle.
La rievocazione della prima parte termina con la fuga da Cuba negli anni ’60 di Daniel e la giovane moglie dopo aver tentato un gesto (poi non riuscitogli per mancanza di coraggio) di vendicare la famiglia e recuperare il quadro del quale poi si perderanno le tracce.
Nella seconda parte l’autore ci porta nella Amsterdam del 1648.
Sono pagine secondo me molto suggestive perchè riescono a far rivivere l’atmosfera magica dei paesi bassi di quel tempo, da poco liberi dalla dominazione degli Asburgo spagnoli e in forte crescita economica ed artistica, dove si erano trovati ad operare grandi maestri come Rembrandt, Ruisdael, Vermeer e tanti altri pittori. L’autore ci introduce nella casa di Rembrandt e nel mondo intimissimo del suo studio e della sua arte, in grado di mettere a nudo l’anima degli uomini.
Leggendo queste pagine scoprirete la storia del giovane apprendista pittore ebreo Elias Ambrosius (disposto ad affrontare il rischio di scomunica da parte della comunità ebraica di Amsterdam per eresia ed idolatria pur di imparare la pittura del maestro), l’origine del dipinto e di come esso fosse entrato in possesso della famiglia Kaminsky a seguito delle persecuzioni patite dagli ebrei polacchi ad opera dei cosacchi in rivolta nel 1648 nella regione denominata “piccola russia”.
Nella terza parte, collocata temporalmente nel 2008, Mario Conde si trova suo malgrado ad indagare in modo ufficioso sulla scomparsa di una giovane ragazza di buona famiglia.
Judith, amica della scomparsa e nipote di Ricardo, figlio dello zio di David, chiede a Mario di scoprire dove sia finita la speciale amica scomparsa di cui si è infatuata e così facendo entra in contatto con un mondo di disagio giovanile
sull’isola che prima ignorava, un mondo di mode per lui stravaganti ed incomprensibili come quella degli EMO che si dichiarano depressi e privi di illusioni adottando un abbigliamento distintivo dominato dal nero.
Nelle ultime pagine verrà svelata la sorte toccata alla ragazza scomparsa, filo conduttore per arrivare a comprendere come il quadro dei Kaminsky sia uscito dalla casa el padre funzionario corrotto dall’isola e sia stato messo in vendita all’asta in Europa.
La voce narrante vi spiegherà come Elias Kaminsky, grazie sia all’aiuto di Conde, sia all’entrata in possesso di un’ultima lettera indirizzata chiaramente a Rembrandt firmata E.A. (dove il giovane apprendista racconta le vicende della persecuzione degli ebrei polacchi del 1648 prima di far perdere le sue tracce e del dono del dipinto ad un’anziano rabbino) riuscirà forse con i suoi avvocati a bloccare la vendita e rientrare in pèossesso del dipinto.
Alla fine di questo particolare romanzo che definerei un poliziesco molto “sui generis” emerge la riflessione che se anche Dio è morto all’uomo rimane comunque la libertà del proprio intelletto, dell’auto dterminazione, la libertà di decisione della strada da seguire nella vita al di fuori dai condizionamneti religiosi e non del potere dominante e che anche l’arte è potere, non quello di soggiogare paesi e nazioni ma quello di toccare l’anima degli uomini e collocare in essa il seme della felicità, cosa su cui concordo pienamente.
